il manifesto 
24 Ottobre 1998 
   
LETTERATURE NARRATIVA INFORMATICA

 Il ritorno della parola

La comunicazione interattiva. Dalla penna d'oca che usavano i grandi padri della letteratura al mouse che clicca intertesto e interagisce con le espressioni e i sentimenti in web 

- SABRINA D'ORSI - 

I n un paese come l'Italia, dove la letteratura è sempre stata immersa in un'aura di sacralità, gli esperimenti di narrativa digitale sembrano avere un sapore di falso ed essere quasi il frutto di una costrizione che tenta di fare di un genere letterario una nuova moda.

 Vista da un altro punto di vista, il fatto che la narrativa sia l'ultimo dei generi letterari inventati nella storia dell'uomo le ha forse portato il vantaggio di essere più elastica ed aperta agli interventi del progresso.

 Di recente la nascita e la diffusione delle moderne tecnologie della comunicazione hanno proposto nuovi mezzi per nuovi contenuti e anche la letteratura ha dato presto i primi frutti, utilizzando maggiormente la più nuova e la più antica delle sue forme di espressione: la poesia e la narrativa.

 Se in America l'uso massiccio e quasi gratuito della rete ha invaso nel giro di pochi anni college, università e uffici, nel resto del mondo questo fenomeno si è sviluppato in modo assai più lento e singhiozzante. Di sicuro non era facile per un adolescente di quattro anni fa scoprire la letteratura in rete e porsi delle domande su come sarebbe stato meglio - eventualmente - leggere il Decamerone sul video. Se gli anni '80 sono stati il laboratorio per la sperimentazione degli ipertesti e la loro formalizzazione nei vari campi del sapere, gli anni '90, attraverso il web ne costituiscono la realizzazione e l'uso comune.

 

I precursori
I pionieri dell'ipertesto, David Bolter e George Landau, sono oggi parte della storia dell'evoluzione della scrittura. Dalle loro intuizioni nasce il concetto di lettore-autore, dove la letteratura diventa luogo di confronto e collaborazione, opera collettiva, work in progress.

 La prima esperienza italiana di narrativa collaborativa telematica risale ad un progetto di Bbs letteraria chiamata Oppla (Osservatorio permanente produzioni letterarie artistiche), ai tempi in cui di Internet appena si cominciava a parlare. Era il 1994: l'osservatorio letterario giovanile del comune di Torino, insieme alla regione e al Premio Calvino, diedero vita ad una vera e propria biblioteca telematica per nuovi autori, composta di produzioni inedite.

 Questo esperimento ha raccolto in quattro anni più di mille inediti e come suo naturale sviluppo, si è deciso poi di realizzare un sito Internet per la consultazione via web delle opere, divise per categorie: poesia, romanzo e racconto. L'indirizzo è http://www.gruppoentasis.com/oppla.

 Sono venuti poi altri tentativi di "interfacciare" la creatività della composizione letteraria agli strumenti del sapere digitale. Uno di questi è Nascita e Proseguo (http://www.gruppoentasis.com/net/nascita), un sito di educazione post-elettrificata, sentimentale, in forma di poesia elettronica, ad opera di Daniela Calisi, una giovane poetessa torinese che in questo luogo intreccia il piano del tempo e quello dell'io narrante fornendo percorsi di fruizione poetica alternativi e a discrezione del lettore.

 Scavando in questo mondo di letterati-sperimentatori, dove il linguaggio diventa argilla da manipolare con ferri del mestiere vecchi quanto il mondo, emergono in superfice altri progetti in via di sperimentazione, come il RengaNet, che sarà presentato al prossimo salone del Libro che si terrà a Torino in primavera: consiste di un'interfaccia di lettura e scrittura di gruppo sviluppata con la tecnologia Java.

 

Work in progress
In sostanza il progetto propone un percorso individuale di fruizione dell'opera all'interno di parti della stessa, scritte da altri fruitori. In questo modo ogni lettore-autore ha la possibilità di attaccare (come ormai il gergo impone) parti di scritti originali a testi già esistenti con una formula di crescita a raggiera dell'opera stessa.

 L'idea nasce dal più antico Renga, il racconto orale concatenato per automatismi che costituisce la forma di espressione tipica dei poeti giapponesi viandanti del medioevo. Una sorta di letteratura in progress dove la nascita dell'opera coincide con la sua evoluzione e con l'intersezione di altre forme di arte.

 Nel 1994 il progetto Ninohashi Renga fu presentato da due artisti giapponesi Rieko Nakamura e Toshihiro Anzai al Siggraph e in seguito a Imagina di Montecarlo, due dei principali luoghi di incontro mondiali per gli addetti ai lavori della produzione digitale di fine millennio.

 Si notano somiglianze non troppo casuali tra la struttura del renga e quella del rizoma, tipico della base portante dell'ipertesto. Ma se la scrittura collaborativa può e forse deve considerarsi come una presa di posizione nei confronti dell'autore-padrone, della limitata possibilità di intervento e interpretazione del lettore tradizionale, si può anche ribaltare il punto di vista e affermare che la scrittura digitale non gerarchica, non sequenziale, autoprodotta a più mani, potrebbe diventare un salvagente rispetto ai prototipi di lettura e scrittura ormai superati, ma ancor di più rispetto all'overload informativo di cui tanto si sente parlare.

 Durante un festival sulla narrativa digitale svoltosi in questi giorni a Crested Butte in Colorado alcuni degli esperti più orientati verso la cultura digitale umanista hanno affermato che la narrativa si può costituire come catalizzatore, punto cruciale per la trasformazione della inutile mole di informazione quotidiana, in caso, storia, racconto degno di memoria.

 L'utilizzo di moderne tecnologie di scrittura, dal computer alle reti, diventano quindi strumenti nelle mani di chi ha le risorse mentali, e la voglia, per raccontare una storia.

 Il problema consisterà semmai in futuro nel rendere questi strumenti sempre più a portata di tutti permettendo anche ai non-programmatori e agli ultimi arrivati di utilizzare software per la produzione di ipertesti narrativi e mettendoli dunque nella condizione di diffondere i loro saperi eventualmente attaccandoli ad altri saperi già confezionati. Di confezione infatti si tratta, ma non solo.

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